Giacomo Pezzano, Il mito della parola scritta Filosofia -dei- nuovi media (Livello 0 – beta version)
Abstract
Il contributo è parte di un più ampio progetto che mira a costruire una filosofia dei nuovi media. Esso comincia evidenziando che la corrente transizione dall’alfabetizzazione alla digitalizzazione coinvolge il discorso filosofico in una direzione non solo estroversa ma anche introversa: i filosofi sono sì sfidati a investigare come il discorso pubblico e il mondo nel complesso stiano cambiando alla luce dei nuovi media, ma anche sollecitati a indagare come il discorso e il mondo filosofici stessi stiano mutando, al punto di domandarsi se essi siano destinati a rimanere tali – ossia discorsivi (§ 0). Al fine di aprire un confronto esplicito con il problema, in primo luogo discuto lo stato dell’arte della filosofia “de” l’immagine rispetto agli studi di cultura visuale (§ 1), per poi avanzare la tesi secondo cui l’attività filosofica è fondata sul “mito della parola scritta”, connotandolo tanto come abito pratico (§ 2), quanto come abito mentale (§ 3). Successivamente, esamino criticamente alcune apparenti eccezioni rispetto a tale attitudine consolidata (§ 4), per concludere indicando il bisogno di cominciare a prestare seria attenzione alla dimensione grafica del pensiero filosofico (§ 5).Abstract (english)
The paper is part of a larger project which aims to build a philosophy of new media. It starts stressing that the current transition from literacy to digitalisation involves philosophical discourse in not only an extroverted but also an introverted direction: philosophers are challenged to investigate how public discourse and the world at large are changing in the light of the new media, but also how the philosophical world and discourse themselves are changing, to the point of questioning whether they are destined to remain as such, discursive (§ 0). In order to open up an explicit confrontation with such a problem, I first discuss the state of the art of the philosophy “of” the image within the field of visual culture studies (§ 1), and then claim that philosophical activity is grounded on the “myth of the written word”, describing it both as a practical habit (§ 2) and as a mental habit (§ 3). After that, I examine some apparent exceptions to this consolidated attitude (§ 4), and conclude by pointing out the need to start paying attention to the graphic dimension of philosophical thought (§ 5).