C. La Rocca, Kant e il problema della coscienza

Autore: | Rubrica: Questioni | 2.087 Visite No comments

Abstract

L’appello alla coscienza ha ancora una grande importanza nel ragionamento morale comune e nel discorso politico; allo stesso tempo, il concetto di coscienza ha svolto nel XX secolo un ruolo solo limitato nella fondazione filosofica dell’etica. Questo è il tratto fondamentale del “problema della coscienza” menzionato nel titolo. In relazione a molti aspetti di questa situazione, la posizione di Kant è di particolare importanza, poiché limita, da un lato, il ruolo sistematico della coscienza nella teoria morale, anticipando in qualche misura il suo contemporaneo “rigetto”, ma, dall’altro, conferisce alla coscienza un ruolo cruciale nella fenomenologia della vita morale. La teoria di Kant può essere esaminata in questo contesto, ponendo due domande: (1) Perché Kant non sviluppa un’etica della coscienza? (2) Quale ruolo ancora importante conferisce alla coscienza nella vita morale e come esso può risultare giustificato? Saranno affrontate entrambe le domande, dando più importanza alla seconda, che comporta l’interpretazione di molti tratti della peculiare teoria kantiana della coscienza morale, ed in particolare della presunta “infallibilità” di questa facoltà, che va intesa in un modo che risulti compatibile con la fallibilità del giudizio morale. Sosterrò che Kant intraprende una sorta di “formalizzazione” della coscienza, che rappresenta una posizione interessante per il “problema della coscienza”: secondo questo punto di vista, la coscienza non garantisce il contenuto di alcuna valutazione morale, di alcuna credenza, ma prescrive un modo di procedere che esige che ogni deliberazione morale debba avvenire nella dimensione di ragioni morali condivisibili.

Abstract (english)

The appeal to conscience still has a great importance in common moral reasoning and in political discourse; at the same time, the notion of conscience has played only a limited role in the philosophical foundation of ethics since the 20th century. This is the fundamental trait of the ‘problem of conscience’ mentioned in the title. When it comes to many aspects of this peculiar situation, Kant’s position is of particular significance, since he limits, the systematic role of conscience in moral theory, anticipating to some extent its contemporary ‘dismissal’, but he also gives conscience a crucial role in the phenomenology of moral life. Kant’s theory can be examined in this context by posing two questions: (1) Why does Kant not develop an ethics of conscience? (2) Which still important role does he give to conscience in moral life and how can it be justified? I address both questions, giving more importance to the second one, which involves an interpretation of many features of Kant’s intriguing theory of conscience, and in particular of the alleged ‘infallibility’ of this faculty, which needs to be understood in accordance with the fallibility of moral judgment. I shall argue that Kant undertakes a sort of ‘formalisation’ ofconscience, which represents an interesting position for the ‘problem of conscience’: according to this view, conscience does not guarantee the content of any moral evaluation, of any belief, but it prescribes an approach that requires all moral deliberations to take place in the space of shareable moral reasons.


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