J.-C. Merle, Il male in un mondo senza Dio

Autore: | Rubrica: Questioni | 1.190 Visite No comments

Abstract

La questione del male, e in particolare dell’apparente inevitabilità del conflitto e della violenza, interroga profondamente l’uomo credente come quello non credente. Di fronte a tale sfida, il monoteismo cristiano ha sottolineato la distanza radicale fra Dio e il male, ma ha anche suggerito come in diversi modi Dio abbia un ruolo fondamentale nella lotta dell’umanità contro il male. La secolarizzazione ha messo in crisi tale prospettiva, sostituendo le spiegazioni teologiche con delle strategie secolari. Tuttavia permane il problema della fiducia nella possibilità da parte degli uomini di convertirsi radicalmente alla scelta del bene rispetto a quella del male. Nella prospettiva cristiana è Dio a convertire i cuori degli uomini. Nella prospettiva utopistica è invece la riforma della società a eliminare la tentazione del male. Entrambe le soluzioni sembrano tuttavia difficili da accettare nell’orizzonte della tarda secolarizzazione. Più modestamente, bisogna forse accettare che è la possibilità dell’amicizia fra gli uomini a costituire un certo rimedio al male e un contributo alla riduzione del conflitto e della violenza.

Abstract (english)

The problem of evil, and in particular of the apparent inevitability of conflict and violence, deeply questions the believer as well as the unbeliever. Faced with this challenge, Christian monotheism emphasizes the radical distance between God and evil, but also suggests how in different ways God plays a fundamental role in the struggle of humanity against evil. Secularization has challenged this perspective, replacing theological explanations with secular strategies. However, there remains the problem of trust in the possibility of men to radically convert to the choice of good over that of evil. In the Christian perspective, it is God who converts the hearts of men. In the utopian perspective, it is instead the reform of society that eliminates the temptation of evil. Both solutions, however, seem difficult to accept on the horizon of late secularization. More modestly, we must perhaps accept that it is the possibility of friendship among men to constitute a certain remedy for evil and a contribution to the reduction of conflict and violence.


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